Idratazione nel cane atleta
"Non dargli da bere mentre ansima. Me l’ha detto il tizio in felpa all’area cani!"
Con il caldo di queste settimane ha ripreso forza con rinnovato vigore il mantra del non dar da bere al cane durante la fase di iperventilazione, che tiene solitamente banco durante la stagione sportiva. E quindi, come sempre, cosa dice la scienza a riguardo?
Il cane ansima per abbassare la temperatura corporea. È un processo attivo e controllato di scambio termico tra aria inspirata ed espirata, necessario alla sopravvivenza e alla stabilità interna. Non è un sintomo di crisi, è un meccanismo fisiologico. Impedirgli di bere in questa fase, per il timore che l’acqua possa “bloccare lo stomaco” o “farlo star male”, non ha alcuna base scientifica e rappresenta, di fatto, un rischio aggiuntivo. L’acqua non interferisce con l’attività del diaframma, né altera la termoregolazione: semmai la favorisce. Non è un optional, è una necessità immediata.
Negli sport ad alta intensità e durata contenuta, come lo sleddog sprint, il canicross o il bikejoring, il cane lavora in condizioni estreme. Lo sforzo fisico si concentra in una finestra che raramente supera i venti minuti. In questo tempo limitato, ma estremamente denso, il metabolismo del cane attiva inizialmente la via fosfagenica dell’ATP-creatina fosfato, una riserva energetica disponibile solo per pochi secondi. Esaurita questa, entra in gioco la glicolisi anaerobica, un processo rapido ma inefficiente, che produce energia senza consumo di ossigeno, generando però acido lattico come sottoprodotto. L’accumulo di lattato è responsabile dell’acidosi metabolica, della fatica e del rallentamento neuromuscolare. Solo in una fase successiva, se lo sforzo si prolunga, si attiva la via aerobica, più efficiente, ma molto più lenta nell’erogare energia. In ogni caso, trattandosi di esercizio breve e violento, il sistema energetico del cane si svuota rapidamente: il glicogeno muscolare ed epatico viene consumato, la temperatura interna sale, la ventilazione si moltiplica, e la perdita di liquidi e sali è costante. La disidratazione, in questi contesti, non è un rischio ipotetico: è una certezza fisiologica.
Reintegrare acqua dopo l’attività, quindi, non è una gentilezza: è il primo intervento necessario per ripristinare le condizioni interne e favorire il recupero. Ma deve essere fatto correttamente. Non serve a nulla versare ciotole intere e lasciare che il cane tracanni senza controllo. Serve offrire piccole quantità, a intervalli, con acqua fresca ma non fredda, osservando il cane, la sua reattività, la sua postura. È in quel momento che si può intervenire in modo intelligente, trasformando la semplice idratazione in un atto funzionale e terapeutico. In acqua si possono sciogliere glucidi semplici per favorire la ricarica epatica, elettroliti per correggere lo squilibrio osmotico intracellulare, vitamine idrosolubili utili al metabolismo energetico, e aminoacidi ramificati per stimolare il recupero proteico. Non è un trucco: è biochimica applicata. L’acqua, in quel preciso istante, è veicolo. E se ben gestita, è una delle poche leve concrete che abbiamo per interferire positivamente sui tempi e sulla qualità del recupero.
In assenza di un reintegro tempestivo, il cane resta esposto a uno stato di squilibrio fisiologico che prolunga la fase catabolica. L’acidosi non si corregge, i muscoli restano contratti, l’ossigenazione dei tessuti rallenta. Aumenta il rischio di crampi, collasso da calore, affaticamento cronico. La temperatura corporea, se non viene abbassata attivamente, può restare sopra i 40°C anche per decine di minuti, con un carico di stress sistemico difficile da recuperare. A ogni sessione successiva, la performance cala, il cane si mostra meno esplosivo, meno reattivo, più affaticabile.
Molti evitano di somministrare acqua per paura della torsione gastrica. Ma questa “sindrome”, di cui si parla spesso in modo aneddotico, non è supportata da evidenze scientifiche in ambito veterinario. La torsione gastrica, nei cani atleti, è un evento raro e multifattoriale. E avviene più frequentemente dopo pasti abbondanti, in soggetti predisposti, durante fasi di riposo attivo o gioco, non dopo qualche sorsata d’acqua a fine corsa. La letteratura scientifica, al contrario, conferma che il reintegro idrico precoce e graduale migliora la resilienza termica, riduce l’infiammazione muscolare, ottimizza la frequenza cardiaca post-esercizio, e previene il collasso.
Insomma, se ti interessa il benessere del tuo cane, studia il suo metabolismo. E se ti interessa solo la prestazione, sappi che le due cose corrono insieme.
Hydration for the athlete dog
"Don't let him drink while he's panting. The guy in the hoodie at the dog park told me so!"
With the heat these weeks, the old mantra of not giving your dog water during panting has made a strong comeback, especially during the sports season. So, as always, what does science say about it?
Dogs pant to cool down. It’s an active, controlled heat exchange process between inhaled and exhaled air, essential for survival and internal stability. It's not a sign of distress, it's a physiological mechanism. Not letting a dog drink during this phase, out of fear that water might "block its stomach" or "make it sick", has no scientific basis and actually adds risk. Water doesn’t interfere with diaphragm activity or thermoregulation—if anything, it helps. It’s not optional, it’s a must.
In high-intensity, short-duration sports like sleddog sprint, canicross, or bikejoring, dogs perform under extreme conditions. The physical effort happens in a short window, rarely more than twenty minutes. In that tight timeframe, the dog’s metabolism first taps into the ATP-creatine phosphate system, an energy source that only lasts a few seconds. Once that runs out, anaerobic glycolysis kicks in—a fast but inefficient process that generates energy without oxygen, producing lactic acid. That lactic acid buildup causes metabolic acidosis, fatigue, and neuromuscular slowdown. Only later, if the effort continues, does the aerobic system start working—it’s more efficient but much slower at supplying energy. In any case, since the activity is short and intense, the dog’s energy system depletes quickly: muscle and liver glycogen get used up, core temperature rises, breathing rate skyrockets, and fluids and electrolytes are lost constantly. In this context, dehydration isn’t a possibility—it’s a physiological certainty.
Rehydrating after activity isn’t a courtesy—it’s the first necessary step to restore internal balance and support recovery. But it has to be done right. Dumping a bowl of water and letting the dog gulp it down doesn’t help. It’s about offering small amounts at intervals, with cool—not cold—water, watching the dog’s alertness and posture. That’s when smart choices can turn hydration into therapy. You can dissolve simple sugars to support liver recovery, electrolytes to fix intracellular fluid imbalance, water-soluble vitamins to boost energy metabolism, and BCAAs to aid protein repair. It’s not a trick—it’s applied biochemistry. In that moment, water becomes a vehicle. Managed properly, it’s one of the few real tools we have to improve recovery time and quality.
Without timely rehydration, the dog stays in a physiologically unbalanced state, dragging out the catabolic phase. Acidosis doesn’t resolve, muscles stay tense, tissue oxygenation slows down. The risk of cramps, heat collapse, and chronic fatigue increases. If core temperature isn’t actively lowered, it can stay above 40°C for tens of minutes, creating systemic stress that’s hard to bounce back from. With each session, performance drops, the dog looks less explosive, less responsive, more easily worn out.
Many avoid giving water out of fear of gastric torsion. But this “syndrome”, often brought up anecdotally, isn’t supported by scientific veterinary evidence. Gastric torsion in athlete dogs is rare and caused by multiple factors. It usually happens after heavy meals, in predisposed dogs, during play or active rest—not after a few sips of water post-run. Scientific literature actually shows that early and gradual rehydration improves thermal resilience, reduces muscle inflammation, optimizes post-exercise heart rate, and prevents collapse.
Bottom line: if you care about your dog’s wellbeing, study its metabolism. And if you only care about performance, know that those two things go hand in hand.
References
Zanghi et al. (2018) – Working Dogs Drinking a Nutrient‑Enriched Water Maintain Cooler Body Temperature and Improved Pulse Rate Recovery After Exercise.
Otto et al. (2017) – Evaluation of Three Hydration Strategies in Detection Dogs Working in a Hot Environment.
Wakshlag & Shmalberg (2014) – Nutrition for Working and Service Dogs.
Baker et al. (2020) – Body Temperature Responses During Phases of Work in Working Dogs.